Dieci anni fa la Harley-Davidson presentava al Salone di Colonia il prototipo della XR 1200, la futura Sportster ispirata alle gare di flat-track ed alla mitica XR 750, studiata appositamente per il mercato europeo.
Siamo nel 2006, all'interno del panorama motociclistico mondiale si è affermato il trend delle cafe racers, termine che genericamente fa riferimento alle moto dal piglio sportivo, di ispirazione classica. Qualche casa come la Triumph ha addirittura immesso sul mercato un modello specifico come la Thruxton. La Buell ha in listino i modelli XB con motore di derivazione Sportster. La Ducati continua a cavalcare l'onda dei successi con uno dei tanti aggiornamenti della Monster, e presenta le prime Sport Classic. Quasi tutti i customizer presentano moto a tema, pur se il concetto di cafe racers assume contorni sempre meno nitidi.
La XR 1200 viene accolta molto bene dalla stampa: si tratta della prima Harley-Davidson sportiva dopo decenni, potenzialmente in grado di attirare motociclisti invisi alle motociclette di Milwakee in quanto ritenute non guidabili.
Si passa poi all'elencazione dei dati tecnici: potenza tra 85 e 90 cv, forcella Showa upside-down con steli da 43 mm, freni Nissin, cerchi da 18 pollici all'anteriore (le moto del Trofeo che verrà organizzato qualche anno dopo in Italia monteranno il cerchio anteriore da 17 pollici n.d.r.) e 17 dal posteriore, abbinati a pneumatici Dunlop forniti di serie nelle misure 120/70 all'anteriore e 180/55 al posteriore.
A corredo di tutto le impressioni del tester che ne ha seguito lo sviluppo, Matt Weber, il quale sottolinea l'importanza della maneggevolezza di questa moto.
La presentazione è azzeccata e pone giustamente l'accento sulle qualità di una moto che in casa Harley-Davidson mancava, nonostante la presenza delle Buell.
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