Harley-Davidson XR 750 TT |
Deus costruisce uno splendido Sportster cafe racer, stilisticamente molto vicino alle XR/TT 750 che negli anni settanta gareggiavano nel Grand National.
In quegli anni le moto che gareggiavano nel Grand National avevano una doppia anima, stante il fatto che si trovavano a competere sia su sterrato che asfalto. Accadde così che la XR 750, nata per le gare da dirt-track, venisse elaborata per affrontare efficacemente i famigerati “catini” americani (tipo Daytona). Nacque la versione “TT”, che si differenziava a prima vista da quella che veniva utilizzata nel dirt-track, per le diverse sovrastrutture (serbatoio più lungo e capiente, sella più corta e semi-manubri, che costringevano ad una posizione di guida distesa) e la presenza di una grossa carenatura.
Michael Woolaway (detto Woolie) di Deus, costruisce uno Sportster cafe racer avendo in mente la celebre XR 750/TT, ma spogliata della sua carenatura.
Per riuscire ad avere una moto quanto più vicina all'originale Woolie si procura il celebre telaio della XR 750/TT, denominato “Low Boy”, che adatta ad un utilizzo stradale modificandone numerose parti.
Viene poi elaborato il motore attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati con un maggiore rapporto di compressione, unitamente a testate Edelbrock dotate di valvole maggiorate. Il montaggio di queste parti richiede una nuova equilibratura dell'albero motore al fine di evitare possibili cedimenti all'interno del basamento. I due scarichi Supertrapp alti ed un carburatore Mikuni completano l'elaborazione del motore.
La ciclistica beneficia di una forcella proveniente da una Buell, con piastre di sterzo fatte a mano, mentre posteriormente troviamo un ammortizzatore della Works Performance Products che viene montato lateralmente ed agganciato alla parte centrale del telaio.
Il resto è composto da numerosi dettagli fatti a mano e da un bellissimo gruppo codone-serbatoio.
Più che di una cafe racer, si tratta di una moto racing adattata per un utilizzo stradale.
Verrebbe voglia, infatti, di aggiungere la carenatura e farla correre in qualche gara. Magari proprio a Daytona......
UP: l'attacco dell'ammortizzatore posteriore al telaio
DOWN: i numerosi cavi troppo in vista
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.