Connotazioni sportive per una moto che viene utilizzata prettamente su strada.
Quando i Giapponesi pensano di fare qualcosa lo fanno sempre a modo loro. Spesso seguendo logiche incomprensibili a noi occidentali, ma che trovano radici nel più profondo della loro cultura e modo di vivere.
Ecco allora, che decidere di elaborare uno Sportster in chiave street-tracker possa rappresentare all'apparenza una operazione estremamente complessa, specialmente quando si sceglie di verniciare interamente il telaio, nonostante non ve ne sia bisogno.
La tinta è stata ispirata dal colore del negozio e da quello delle piste da flat-track. Il telaio, dopo essere stato smontato completamente, accorciato nella parte posteriore in modo da poter ospitare senza alcun problema il classico codino da flat-track e sottoposto a “molding”, cioè quel procedimento tendente ad eliminare tutte le piccole imperfezioni dovute alle varie saldature dei tubi.
Una volta effettuato questo passaggio, la moto è stata rimontata, lavorando su motore, sospensioni ed altri dettagli, molti dei quali sono stati verniciati in nero.
La cilindrata è stata portata a 1200, sono state lavorate al flussometro le teste e montati alberi a cammes Andrews N4 e montato uno scarico due-in-uno. Stranamente carburatore e filtro dell'aria sono rimasti originali.
Il reparto ciclistico ha visto l'utilizzo di una coppia di ammortizzatori posteriori Sundance, abbinati a molle forcella della stessa azienda, mentre freni e cerchi sono rimasti originali.
Il serbatoio del carburante originale è stato sostituito con uno racing dalla capienza di sei litri e sono stati aggiunti altri elementi a corredo come le tabelle laterali, il porta targa ancorato direttamente al forcellone.
Lo Sportster è ottimamente costruito anche se alcune scelte non sembrano in linea con la destinazione della moto.
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