Lo Sportster per andare ovunque.
Il Covid-19 sta distruggendo sogni e speranze di un'intera umanità. Se avessimo potuto pensare a qualcosa di terrificante per il pianeta avremmo immaginato altro, ma non una pandemia simile, in cui il futuro è visto in maniera nebulosa da tutti. Quanto meno nell'immediato. Per molti è divenuto fondamentale razionalizzare le spese all'inverosimile. Seppur non tra i beni essenziali, anche la moto non si sottrae a queste condizioni e le customizzazioni diventano spesso solo una maniera per adattare la motocicletta alle proprie esigenze, cercando di ottenere "tanta resa con poca spesa".
L'ideatore di questo Sportster è partito con l'idea di avere un mezzo molto semplice e robusto in grado di portarlo ovunque. La scelta è caduta su un modello 883 del 2002 (soluzione ideale poichè i modelli post-2003 pesano molto di più per via del telaio allargato nella parte posteriore e dei silent-block montati), sul quale il motore è stato lasciato di serie, salvo un filtro dell'aria aperto ed una coppia di scarichi alti, dotati di corti silenziatori. I cerchi sono stati sostituiti entrambi con una coppia da 18 pollici (dotati di pneumatici tassellati). La trasmissione finale a cinghia ha lasciato il posto alla catena, soluzione che permette di modulare quasi a piacimento la lunghezza del rapporto finale senza troppi lavori. L'assetto dello Sportster è stato alzato montando ammortizzatori posteriori più lunghi ed intervenendo sulla forcella.
Come su molte elaborazioni a tema, il parafango posteriore originale è stato sostituito da uno in alluminio dal differente profilo, agganciato ad un archetto posteriore saldato al telaio. Il serbatoio del carburante proviene da una Kawasaki W650, mentre il gruppo manubrio-faro sembra provenire direttamente dagli anni sessanta/settanta.
Siete pronti ad elaborare il vostro Sportster in questo modo ????
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