Recentemente sulla rivista “Special Cafe” è apparso un bellissimo articolo su Carlo Talamo firmato da Paolo Sormani. Racconto la mia testimonianza in attesa che altri facciano lo stesso e Talamo possa avere il tributo che merita.
La domanda potrebbe sorgere spontanea: perchè scrivere di Carlo Talamo su un blog dedicato allo Sportster ????? Semplicemente perchè senza di lui non esisterebbe la Harley-Davidson in Italia e, di conseguenza, lo Sportster.
Conobbi personalmente Carlo nel lontano 1992, mi sembra fosse ottobre o novembre. Poco prima, insomma, del “famoso” Pallequadre: il raduno in cui si partiva con le Harley-Davidson l'ultimo fine settimana di novembre, in piena notte, senza conoscere la destinazione. Una vera e propria zingarata.
Quando gli parlai, la prima volta, ero alla Numero Uno di Roma (la allora concessionaria Harley-Davidson) e tra noi nacque una forte simpatia. Simpatia che, da parte mia, si trasformò quasi subito in una vera e propria venerazione, perchè fu proprio grazie a Carlo che salii sul mio primo Sportster. Anzi, per essere sinceri, fu grazie alle pubblicità-poesie di Carlo che ciò avvenne. Io, che amavo solo le moto sportive, nel giro breve tempo fui letteralmente rapito dalle moto americane, sebbene a ventidue anni (tanti ne avevo quando mio padre mi comprò lo Sportster) avessi visto Easy Rider almeno una decina di volte e ritenessi le Harley qualcosa di avulso dalla mia vita.
Carlo non solo sapeva comunicare e coinvolgere come pochi, ma era portatore di un modo di vivere estremamente spontaneo. Quella spontaneità che vedevo mancare in giro e che, forse, anche lui apprezzò in me.
Nel giro di breve tempo mi trovai a studiare non solo la sua comunicazione, ma anche il suo modo di fare marketing, le sue “special” e le sue concessionarie, trovandomi letteralmente rapito da questo buffo tipo.
A livello personale ho in mente una marea di ricordi, anche se si trattava spesso di brevi incontri ma per me molto ricchi a livello personale.
Carlo andava sempre di fretta e quando lo vedevo cercavo di immagazzinare ogni singolo secondo passato con lui, come se fosse un'intera vita.
E quando nel 2002 venne a mancare ebbi la sensazione, per diverso tempo, di sentirmi perduto.
Talamo aveva creato un movimento, un nuovo modo di concepire la moto, di conoscere altri che condividevano la stessa passione, di rapportarsi con gli altri.
Tra noi c'era un legame schietto e mi diceva sempre quello che pensava, come quando mi rimproverò a seguito di alcune lettere di elogio scritte a riviste del settore. Aveva paura che la gente pensasse non fossero spontanee, ma pagate da lui.
Ricordo pure che quando la Triumph inizio a commercializzare la TT 600 gli scrissi in quanto avevo intenzione di comprarla, ma lui mi disse senza mezzi termini che non era la moto per me e mi ci sarei potuto far male.
Apprezzavo molto questa sua spontaneità anche se non era sempre possibile interagire con lui.
Quando capivo che vi era questa situazione mi mettevo da parte limitandomi a salutarlo.
A Carlo, semplicemente, volevo bene e non perdevo occasione per dimostrarlo.
A distanza di molti anni dalla sua scomparsa ne sento ancora la mancanza. Sento la mancanza non solo di una persona alla quale ero molto affezionato, ma anche di un genio che puoi avere la fortuna di incontrare poche volte nella vita.
Un genio di nome Carlo Talamo!
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